domenica 3 giugno 2018

Circo David Orfei a Fiume Veneto (PN)


COMUNICATO STAMPA - Circo David Orfei a Fiume Veneto (PN)

Pochi giorni fa la legge è diventata attuativa: dal 28 maggio la Scozia è il primo paese del Regno Unito ad aver abolito l’utilizzo degli animali selvatici nei circhi.
E mentre in Europa 18 paesi hanno già vietato o ristretto l’utilizzo di animali nei circhi, in Italia se ne è semplicemente discusso solo a fine dell’anno scorso. 
Nel novembre 2017 il parlamento italiano ha approvato il nuovo Codice dello Spettacolo che tra le altre cose impone un “graduale superamento” dell’utilizzo degli animali per attività circensi e spettacoli viaggianti. 
Purtroppo non ci è dato sapere quanto ancora dovremo aspettare per far sì che le cose cambino concretamente.

Nel frattempo la provincia di Pordenone vede, nei prossimi giorni, l'attendamento di un altro circo con animali.
Da sempre crediamo nell'importanza del portare all'attenzione di opinione pubblica e istituzioni questo tema così complesso e delicato, avvertendo oggi più che mai l'urgenza di una condanna etica di questi spettacoli, 
che deve essere ferma ed inequivocabile, un imperativo morale in una società che si definisce civile.

Ogni qual volta mettiamo in discussione un evento che prevede l’utilizzo di animali, la replica a cui maggiormente ricorrono gli organizzatori è quella del "benessere" degli animali impiegati, 
unita al diniego di qualsivoglia forma maltrattamento e alla rassicurazione su quanto gli animali siano amati e bene accuditi ("sono nati in cattività, non soffrono").
Occorrerebbe fare una volta per tutte chiarezza su cosa sia il benessere di un animale e su cosa si intenda per maltrattamento: una prigione dorata non sarà mai accettabile né compatibile con il concetto di "rispetto", né tanto meno con quello di benessere. 
La condizione di detenzione mai potrà sostituire un ambiente naturale che è stato arbitrariamente ed aprioristicamente negato.
Non ci sono- in assoluto- le condizioni per poter parlare di benessere, se non attraverso una visione che vuole l’animale e i suoi bisogni in funzione dei desideri dell’uomo.
Il circo di David Orfei rappresenta, in Italia, l'ennesimo esempio di utilizzo di animali a scopo ludico.
Negli ultimi anni l’uso degli animali negli spettacoli circensi è posto sotto accusa dalla crescente sensibilità di cittadini che li considerano una manifestazione di coercizione proprio per la presenza degli animali, 
costretti per la loro intera esistenza in gabbie da cui possono uscire solamente per compiere esercizi a loro incomprensibili, per soddisfare la curiosità del pubblico pagante.

Le associazioni Animalisti FVG, LAV e META Pordenone hanno organizzato due presidii allo scopo di sensibilizzare e informare i cittadini sullo sfruttamento degli animali nei circhi.

I presidii avranno luogo domenica 3 giugno dalle 15:15 alle 16:30 e domenica 10 giugno dalle 17:30 alle 19 a Fiume Veneto , nei pressi della zona commerciale (rotonda Moro). 

Non si vuole contestare lo spettacolo circense in sé, bensì l’uso di animali che vengono destinati ad una vita miserabile, forzati in condizioni completamente diverse da quelle che avrebbero avuto in natura e sottoposti a spostamenti continui 
ed estenuanti nonché ad addestramenti atti a privarli della libertà e della dignità.

con cortese preghiera di pubblicazione


Animalisti FVG
LAV Lega Anti Vivisezione

META Movimento Etico Tutela Animali - Pordenone

Il circo dentro e fuori dal tendone



La critica all’industria del circo con animali sembra essere arrivata a uno stallo che merita di essere preso in considerazione. Apparentemente, una possibile soluzione abolizionistica è a un passo, vista la legge del Novembre 2017(Legge del Codice dello Spettacolo n. 4652), che prevede il “graduale superamento della presenza degli animali nei circhi e nelle attività dello spettacolo viaggiante”. Eppure questa legge lascia spazio a troppe deroghe e troppe interpretazioni: cosa vuol dire graduale? Cosa vuol dire superamento?
Oltre alle interpretazioni questa legge lascia tempo sufficiente affinché i circhi studino e adottino strategie per cambiare senza cambiare. Ovvero, per adeguarsi ai tempi e alle esigenze del mercato, riuscendo a rendere socialmente sempre più accettabile la presenza degli animali negli spettacoli, in modo che la gradualità di questo cambiamento diventi potenzialmente infinita.
O si assista addirittura ad un’evoluzione numerica e qualitativa del fenomeno.

Anche se è vero che, da quando l’industria circense vede concretamente la propria fonte di guadagno in pericolo, sta mostrando reazioni sempre più scomposte e violente, non possiamo non notare che il circo si sta realmente evolvendo. Ne è dimostrazione il fatto che le critiche che gli vengono poste vadano spesso a vuoto. Troppi slogan hanno finito per generare altrettanti slogan di risposta, riportati nei comunicati stampa, diffusi attraverso i social media, quando non addirittura citati automaticamente dalla stampa e inseriti a fine articolo in modo che, in nome di una vaga completezza dell’informazione, nulla venga veramente messo in discussione.
E questi stessi leitmotiv giustificativi vengono poi acquisiti da chi continua a finanziare i circhi pagando il biglietto d’ingresso.
Le domande che per anni l’animalismo antispecista ha lanciato agli spettatori durante i presidii o attraverso i comunicati stampa hanno perso di forza perché sono diventati uno specchio di quel meccanismo stimolo/reazione tanto caro a chi addestra gli animali.
Ad esempio:

– I circhi maltrattano gli animali! Non è vero, anzi li amano.
– Gli animali soffrono in cattività! Ma fuori morirebbero, e poi sono nati in cattività.
– Dobbiamo aprire le gabbie! Ma voi avete pur i cani a guinzaglio!

Chi ha avuto modo di partecipare a discussioni di questo tipo, anche in altri ambiti di protesta, sa quanto sia impossibile, in questi scambi di battute, arrivare a informare sulla questione sostanziale della sofferenza animale e alla deprivazione delle soggettività coinvolte negli spettacoli itineranti.
Per quanto gli slogan siano formalmente corretti e abbiano un certo impatto immediato, è necessario prendere in considerazione strade alternative, abbandonando gli slogan e facilitando, invece, l’insorgere di domande che portino a una riflessione più profonda e alla nascita di altre domande altrettanto importanti.
Per mettere in discussione un circo che sta correndo preventivamente ai ripari, per riaprire un dialogo con la cittadinanza che in realtà è diventato un monologo, è necessario riprendere in primo luogo a porci in prima persona nuove domande in modo da poter proporre nuovi punti di vista più spiazzanti.

Mi ha molto colpito, un paio di anni fa, un’intervista in un giornale locale, nella quale il direttore di un circo preso di mira dalle proteste affermava di viaggiare adottando e nutrendo gli animali di strada (pratica tra l’altro comunque molto discutibile dal punto di vista etico), configurandosi quindi come una specie di “canile ambulante”. Lo stesso direttore si lamentava del fatto che le locali associazioni animaliste non portavano coperte e cibo ai loro animali, come invece gli era accaduto in Francia.
Il messaggio lanciato più o meno chiaramente, è che quel tal circo si prendeva cura di animali di cui la collettività non riusciva a occuparsi. Più o meno come farebbe un rifugio.


Non solo: i circhi si equiparano alle fattorie didattiche, aprendosi alle visite durante il pomeriggio, cercando di figurarsi come agenzia educativa. Una pratica che in realtà depriva ulteriormente l’animale dei pochi momenti di privacy e vita sociale animale che, limitatamente alla qualità che può avere questo tipo di contesto, potrebbe permettersi, obbligandolo a mostrarsi collaborativo anche fuori dallo spettacolo.

Ancora: i metodi addestrativi si stanno affinando in efficienza. Anche se è impossibile sapere cosa succeda nelle sessioni di lavoro preparative agli spettacoli, almeno a parole viene dichiarato con fierezza che l’“apprendimento” viene ottenuto solo mediante premi, coccole e rinforzi. Concetti che spesso vengono confusi con l’amore. Ammesso che questo sia vero, che differenza c’è tra un circo e un centro cinofilo o un maneggio? E se ipotizziamo che non sempre il metodo del rinforzo positivo possa bastare con un elefante che non collabora e si passi alle percosse, ai ricatti, all’isolamento sociale, non è forse quello che accade ai cavalli che in altri contesti dimostrano di non gradire le richieste che vengono loro fatte e che vengono minacciati, terrorizzati o isolati fino a spezzarne le volontà?
Il parallelismo tra il mondo dentro al tendone e quello fuori dal circo può proseguire fino a toccare criticità a dir poco spiacevoli nel momento in cui ci rendiamo conto che lo stesso tipo di dipendenza emotiva che gli addestratori ricercano per far lavorare gli animali spesso viene riprodotta in perfetta buona fede in ambito domestico quando l’adattamento alla vita familiare cittadina viene perseguito attraverso ricatti emotivi, isolamento e deprivazione sociale. Il rapporto di sfruttamento nel primo caso, la convivenza nel secondo caso, non è il frutto di un dialogo quanto la limitazione unilaterale della volontà e della soggettività animale.

Sono convinto che dal punto della soggettività animale il disagio sia ugualmente forte in tutti questi contesti. Un cane ad una sessione di agility prova lo stesso disagio di una zebra che corre in circolo all’interno di un tendone. Così come un asino tolto da un contesto sociale stabile per essere portato per le strade di una città prova un disagio simile alla giraffa costretta a farsi fotografare nei pomeriggi prima degli spettacoli.

Il minimo comune denominatore tra tutti questi contesti è l’addestramento. L’impoverimento dell’animalità attraverso richieste umane. La negazione della soggettività attraverso il condizionamento.
Progredire nella critica all’uso degli animali nei circhi comprende quindi il fatto di includere in questa critica anche queste altre attività. E poco importa se il contesto sia un’attività a scopo di lucro, una Onlus, la protezione civile, il soccorso alpino, o un privato. I programmi di ri-educazione cinofila dei cani da rendere adottabili portata avanti persino da alcune associazioni animaliste e antispeciste, ha un fortissimo impatto per l’animalità di ogni singola soggettività. Lo stesso impatto che ha per un cane che viene addestrato alla ricerca o alla guida di persone non vedenti.
In tutti questi ambiti, il metodo usato è sempre lo stesso: il rinforzo positivo.
Lo stesso metodo che gli addestratori dei circhi affermano di usare.
Lo scopo finale è diverso. Ma gli effetti sono ugualmente devastanti.

Siamo quindi già arrivati al punto in cui non è più possibile mettere seriamente in discussione l’addestramento nel circo perché non esiste ancora una chiara posizione sul rinforzo positivo, e sui danni che provoca all’animalità.
Una presa di coscienza di questi danni e di questa deprivazione dell’animalità, in qualsiasi contesto venga messa in atto, rappresenta a mio avviso, l’opportunità più spiazzante e concreta per sbloccare questo stallo e dare nuovo slancio alla critica contro la mercificazione dei corpi e della mente animale.

Andrea Gaspardo


domenica 25 marzo 2018

COLONIE FELINE A PORDENONE: LEGGI DISATTESE, E' EMERGENZA.




GATTI LIBERI: 
"sono protetti dalla normativa statale (L. 281/1991 e L.189/2004) e dalla normativa regionale (L.R. 20/12). Devono essere sterilizzati dal Comune e riammessi nel loro gruppo sociale"
"
 I gatti liberi sono di proprietà del Sindaco che ha il dovere di provvedere:
a) al censimento delle colonie anche su suolo privato
b) alla sterilizzazione, all’identificazione mediante inserimento del microchip, alla protezione delle colonie feline
c) agli interventi di carattere sanitario sui gatti delle colonie feline presenti nel territorio comunale
d) alle condizioni di sopravvivenza delle colonie feline"
fonte: Brochure Colonie feline a cura della Regione Friuli Venezia Giulia


"La Regione contribuisce alle spese sostenute dai Comuni per gli interventi di sterilizzazione di cani ricoverati presso i canili e di gatti che vivono in colonie feline. "
fonte: Regione Friuli Venezia Giulia




Comunicato Stampa di replica a quanto affermato dall'Assessore Boltin
al Messaggero Veneto in data 23 marzo


Messaggero Veneto del 23/3/2018


Pordenone, 24 marzo 2018


Il giusto diritto di replica, ha consentito all'Assessore Boltin di tentare di parare il colpo. Purtroppo le affermazioni dell' Assessore  Boltin  evidenziano, ancora più se possibile, che nulla è stato fatto e, cosa gravissima, che le normative non vengono attuate e rimangono sconosciute.

Replichiamo punto per punto:

1) BOLTIN: "STIAMO LAVORANDO INTENSAMENTE SUL FRONTE DEL RANDAGISMO FELINO MA SEMBRA CHE LE ASSOCIAZIONI NON VOGLIANO CAPIRE  CHE I GATTI NON SONO LORO BENSI' DEL COMUNE"

Da  mesi e mesi le associazioni, anche su segnalazione insistente di privati cittadini che non trovano risposta nelle istituzioni, hanno evidenziato, a voce e per iscritto, che vi è "stato di emergenza", offrendo collaborazione e soluzioni rapide ed efficaci.
Esse sono rimaste inascoltate ed anzi, peggio ancora, sono state allontanate e zittite.
Da anni i volontari si stanno occupando, in sostituzione di amministrazioni assenti e sorde, della lotta al randagismo. Sfamano, curano e catturano i randagi per la sterilizzazione con i propri mezzi e spesso le proprie risorse economiche e fanno costante opera di informazione.
Se Pordenone è parzialmente sotto controllo, il merito va soltanto al volontariato che si è speso, sotto tutti i profili, a beneficio del benessere degli animali e della collettività.
Che oggi , in questo frangente, si venga a ricordare che i gatti sono del Comune (termine troppo ampio e debole), è affermazione che offende la nostra intelligenza ed il nostro operato e tutti coloro che sanno  perfettamente, perché lo constatano quotidianamente per strada, che la lotta al randagismo la sta portando avanti il volontariato a cui, pia speranza in questo caso, l'Amministrazione dovrebbe dare manforte, offrire appoggio e mezzi.

2) BOLTIN:  "SOPRALLUOGO ASL"

Da mesi e mesi le associazioni chiedevano venisse effettuato sopralluogo da parte di Asl.
Il sopralluogo e' stato effettuato il giorno 12 marzo u.s.
Strana coincidenza, visto che il giorno 13 marzo ha avuto luogo l'incontro con le associazioni animaliste, organizzato dal comandante della Polizia Municipale.
Assente l'Assessore Boltin.
Ed anche qui si offende la nostra intelligenza, visto che il sopralluogo di Asl è stato effettuato nel bellissimo giardino di Villa Carinzia , rimanendo  cautamente all'esterno della serra  dai vetri sporchissimi (dove sono riposte le ciotole)
e senza respirare il lezzo di feci e constatare le tracce di diarrea dei molti cuccioli che non ce l'hanno fatta. E senza ovviamente verificare il numero dei gatti facenti parte la colonia.

3) BOLTIN: "C'E SEMMAI UN PROBLEMA LEGATO ALL' ACQUISTO DEL CIBO A CUI STO PROVVEDENDO PERSONALMENTE"

Assessore Boltin, benvenuta tra di noi.  Le rendiamo noto però, ma Lei già lo sa,  che alcuni privati passano spesso in via Canaletto ed in villa Carinzia a pulire le ciotole sporche e a riempirle (perchè spesso vuote) anche con umido al 60 % di carne,
essendo i gatti carnivori per eccellenza.

4) BOLTIN: "AI VOLONTARI SPETTA L'ALIMENTAZIONE DEI GATTI , NON ALTRO".

Grazie per questa concessione Assessore Boltin. Ci stiamo provvedendo da anni , da sempre.
Tuttavia, Lei sa che il Sindaco esercita la tutela dei gatti e che deve provvedere anche alla loro cura ed al loro mantenimento ?
Lo dicono le leggi, lo dicono le circolari regionali, non certo noi volontari.
Pensi che Comuni anche molto più piccoli ma senz'altro virtuosi (Udine Lignano Sabbiadoro,  Budoia, Polcenigo)  stanno contribuendo alla alimentazione dei randagi senza riversarne l'intero carico sulle spalle dei volontari.
E ricordi, Assessore Boltin, che le  spese di sterilizzazione non vengono pagate dal Comune ma, semmai, dalla Regione, che provvede al rimborso.

5) BOLTIN:  " PER QUANTO RIGUARDA VILLA CARINZIA ESISTE UNA REFERENTE "
Strana coincidenza anche questa. La Dott.ssa Paola Ortone, responsabile Ufficio animali, il giorno 13 marzo, nel corso della riunione avanti il comando PM, avanti a tutti i convenuti, a domanda specifica, ha affermato che "a Villa Carinzia non esiste referente".

6) BOLTIN: " A BREVE AVVIEREMO COME COMUNE CHE SPERIMENTA  L'ANAGRAFE FELINA"
Gentile Assessore, l'anagrafe felina è in vigore per legge dal 1990  e non risolve di certo lo specifico stato di emergenza segnalato.

Gravissima la frase con cui chiude Bolltin : "I VOLONTARI DEVONO CAPIRE CHE NON TUTTI AMANO GLI ANIMALI, PER CUI VA TROVATA UNA MEDIAZIONE" .

Assessore Boltin , sulla vita non si media. Almeno noi non intendiamo farlo.

Un programma di controllo delle colonie con le necessarie  sterilizzazioni protegge i randagi  e va a beneficio dell'intera collettività.

Abbiamo pronto un dossier , costiituito da mails , pecs e fotografie. Tutto a disposizione . Anche del Sindaco.

Con cortese preghiera di pubblicazione

Animalisti FVG
Associazione Dingo Pordenone
META Movimento Etico Tutela Animale
LAV Lega Anti Vivisezione
PFP Pro Fauna Pedemontana

venerdì 20 ottobre 2017

Attivisti aggrediti a Pordenone: (in)giustizia è fatta

momenti dell'aggressione ai danni degli attivisti
Pordenone, 30 marzo 2014


Processo ai circensi per il pestaggio al Circo Millennium a Pordenone: eccoci al capolinea (un luogo d'arrivo e da cui, ricordiamocelo, si può ripartire) di questa triste vicenda.
Ora è tempo di trarre conclusioni e condividerne gli insegnamenti.
Pensare è lecito ed è nel diritto di chiunque dissentire ed esprimere pacificamente le proprie opinioni (vedi alla voce Costituzione Italiana).
Quel che viene omesso però è che, se scegli di farlo, sarà a tuo rischio e pericolo.
Per buona parte dell'opinione pubblica te la sei cercata nel momento in cui hai scelto di non
"farti i fatti tuoi", di metterti contro un quanto mai rodato sistema di sfruttamento e di mostrare pubblicamente scomode verità.

Chi sullo sfruttamento animale ci campa, sentendosi parte offesa (di certo nel portafoglio), potrà tutto: alterare la verità, offendere verbalmente, minacciare, picchiare brutalmente.
Dalla sua parte avrà frotte di ignari "consumatori" (di vite) che, sentendosi, seppur indirettamente, presi in causa, saranno disposti a sostenerli a spada tratta. Basti pensare all'imbarazzo di un genitore
nel dover reggere lo sguardo carico di domande di un figlio che osserva un gruppo di persone che affermano che lì, nel luogo in cui è accompagnato, qualcuno sta pagando a prezzo di indicibili sofferenze il suo divertimento.
A quel punto si è disposti addirittura a chiudere un occhio (se non tutti e due) di fronte a un brutale e premeditato pestaggio. Dopotutto è solo vendetta.
Ed è così che ti ritrovi parte lesa sul banco degli imputati.
Hai urlato una parola di troppo mentre vedevi i tuoi compagni incassare calci, pugni, sberle, e non riuscivi a fermare questa follia.
Hai manifestato per dieci giorni, pacificamente, senza incassare mai un richiamo da parte delle forze dell'ordine (presenti tutto il tempo).
Non hai alzato un dito, non hai reagito innanzi a chi (brava gente del pubblico compresa) ti ha offeso pesantemente e ripetutamente, non hai colto le provocazioni e le sfide lanciate.
Poco importa. Sei colpevole. Non sei credibile. Credibile diventa -anche in sede processuale- chi mistifica la realtà raccontando che era li non per pestare gli attivisti bensì per sedare gli animi.
Li hai visti mentre picchiavano e picchiavano, e li ha visti anche chi, dopo aver assistito al fatto, ha sorriso (brava gente "de Pordenon"), ma ha scelto di non raccontare i "particolari" del pestaggio,
preoccupandosi piuttosto di fare da portavoce ai circensi e raccontare opinioni personali vendute come fatti.
Quando la verità è scomoda, hai voglia a raccontarla e a confidare nella giustizia.
Dopotutto cosa aspettarsi da una società così povera di sogni da ritenere che giustizia - e diritto - siano abuso e sfruttamento delle vite, tutte, alcune più di altre.


Animalisti FVG
LAV Pordenone


Messaggero Veneto, 19 ottobre 2017


giovedì 12 ottobre 2017

Basta Sparare - Pordenone 21-22 ottobre 2017




#BASTASPARARE. SCENDI IN PIAZZA PER ABOLIRE LA CACCIA

Un obiettivo semplice e chiaro, per porre fine al massacro di milioni di animali.

Ogni anno quasi mezzo miliardo di animali rischia la loro vita sotto i colpi dei fucili dei 650.000 cacciatori italiani che imbracciano i loro fucili esclusivamente per “hobby”.

Un numero di animali esageratamente grande, ma purtroppo realistico, e che non tiene conto non solo degli animali vittime delle cosiddette attività di controllo, la “caccia di gestione”, praticata al di fuori del calendario venatorio e nelle aree vietate con il pretesto di limitare il numero di animali, ma anche delle vittime del bracconaggio.

La caccia è la principale causa di morte violenta per gli animali, vittime di un sadico "divertimento" umano, che qualcuno ha perfino il coraggio di chiamare sport, oltre che della morte e del ferimento di decine di persone ogni anno.

È ora di fermare questo massacro legalizzato.

SABATO 21 e DOMENICA 22 OTTOBRE 
aderiremo alla campagna LAV #bastasparare 
ci troverai a PORDENONE, in Piazzetta Cavour
dalle 9 alle 12:30 e dalle 15 alle 19 
Potrai firmare la petizione per chiedere l’abolizione della caccia.

QUI l'evento Facebook

lunedì 25 settembre 2017

Un incontro mancato, mostra fotografica e conferenza - Pordenone 2 e 3 dicembre 2017



"UN INCONTRO MANCATO"
Mostra fotografica e conferenza
Sul reportage animalista


Sabato 2 e domenica 3 dicembre 2017
Sala Torricella (ex tipografia Savio) 
Via Torricella 2 - Pordenone

Presentazione della mostra, sabato 2 dicembre alle 18:00
A introduzione le note poetiche di Denis Biason 
Seguirà la conferenza con Stefano Belacchi e Benedetta Piazzesi

Al termine della conferenza sarà offerto un rinfresco vegan

INGRESSO LIBERO

Orari di apertura della mostra
: 2 e 3 dicembre, 10:00/18:00



Un incontro mancato è un libro fotografico. Risultato di un gioco di specchi tra documentazione e riflessione sull'allevamento animale. In questi anni di espansione delle istanze animaliste anche attraverso la loro diffusione mediatica, abbiamo più che mai bisogno di riflettere sugli strumenti e i contenuti capaci di trasformare il sentire animalista da scelta individuale (consumistica o ascetica che sia) in lotta a pieno titolo politica. Scegliere le parole giuste è il primo passo ma l'immagine, che è prepotentemente tornata nella nostra epoca al centro delle strategie comunicative, esige e stimola, forse ancora di più, i nostri pensieri e la nostra consapevolezza.

È quasi certo che gli animali ritratti in questo libro siano morti, adesso. Niente ci turba come le fotografie dei defunti, che conservano una traccia della loro realtà e ce li riportano misteriosamente presenti. Nel caso dei condannati a morte, come quelli che possiamo osservare in questo libro, però, il soggetto non solo torna dalla morte, ma sembra dirigersi verso di essa. In un tempo invertito, che non ci risparmia l’inquietudine del futuro e ci colpisce con l’ineluttabilità del passato, gli animali condannati dall’industria zootecnica stanno per morire e sono già morti.

La fotografia non può fare a meno di parlare della morte, e di battersi contro di essa. Il documento fotografico si è sempre prestato alla denuncia sociale, eppure il fotoreportage, quello di guerra in particolare, ha uno statuto ambiguo, dal quale non sono assenti ipocrisia e impotenza. Il fotoreportage animalista, che ritrae scene da una guerra che è sotto ai nostri occhi e non vogliamo vedere, non è esente dalle ambiguità della fotografia sociale: denuncia una realtà invisibile e ci rende spettatori, ci attiva e frustra l’azione. Questa sua dimensione intermedia è il “potenziale negativo” della fotografia che, costringendoci in uno stato di scomoda impotenza, può forse fare della nostra usuale passività qualcosa di insostenibile.

Stefano Belacchi, guida ambientale escursionistica e fotografo. Da molti anni impegnato nel movimento animalista, a partire dal 2011 partecipa alla costituzione dell’associazione “Essere Animali”. Con questo e altri gruppi animalisti in Italia e all’estero contribuisce alla documentazione e denuncia dello sfruttamento animale.

Bendetta Piazzesi, studentessa PhD presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, si occupa di questione animale da un punto di vista storico e filosofico. È redattrice di “Liberazioni. Rivista di critica antispecista”, e ha pubblicato per Mimesis Così perfetti e utili. Genealogia dello sfruttamento animale (2015).
Per informazioni: animalistifvg@gmail.com

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