martedì 29 marzo 2011

A TRIESTE GLI ASINI "SOCIALMENTE UTILI"...LORO MALGRADO





E' una notizia che fa folklore e sembra mettere d'accordo alcuni ambientalisti. 
A Trieste, da qualche tempo, due asinelle sono impiegate in lavori socialmente utili. 
Parliamo della raccolta rifiuti in centro città. 
Affiancate da un operatore ecologico e da un "assistente per il benessere degli animali", le due asinelle sono al momento ancora in prova, ma potrebbero presto essere "assunte" a tempo pieno dalla ditta che cura la pulizia delle strade della città. 
C'è chi ci tiene a sottolineare che questi docili e mansueti animali in realtà non trasportano carichi pesanti ma hanno, più che altro, lo scopo di pubblicizzare l'azienda per cui "lavorano".



Come se "lavorare" per questa azienda fosse una loro scelta. 
Ma questo evidentemente non è importante: l'importante, per tanti divertiti cittadini attenti all'ambiente, è che gli asini non fanno rumore come i camion, non rovinano la pavimentazione stradale, non intralciano il traffico, non inquinano. 
La questione dello sfruttamento animale non è minimamente presa in considerazione, come in ogni società specista "che si rispetti". 



L'asino è sempre stato, storicamente (e, ci permettiamo di aggiungere, per sua sfortuna), in stretto rapporto con l’uomo. 

Questa combinazione ha spesso rappresentato una forma di sfruttamento delle sue doti di adattamento alla fatica e alla sopportazione. 
Ma anche questo splendido animale, al pari di ogni altro, ha dignità e diritto a vivere una vita in armonia con le proprie caratteristiche etologiche. 
I suoi zoccoli, tanto per fare un esempio, non sono fatti per camminare sull'asfalto delle strade di un centro urbano. 
Provate a immaginare le strade di Trieste in un'assolata  e afosa giornata estiva. 
Immaginate lo smog, la temperatura dell'asfalto, il traffico, la confusione: tutti questi elementi sono fonte di grande stress per queste creature. 
E non c'è "assistente del benessere" che tenga.


Più che un vero passo in avanti contro l'inquinamento, questa pare essere solo una trovata pubblicitaria, a nostro avviso piuttosto triste, di cui ancora una volta fanno le spese gli animali.
Esistono, infatti, mezzi ecologici silenziosi ed efficienti che possono essere impiegati per simili lavori, senza la necessità di ricorrere all'impiego di esseri senzienti che starebbero certamente meglio liberi nel proprio habitat naturale.   
Una sana coesistenza con gli animali implica rispetto per la loro natura e, in primo luogo, il riconoscimento del loro diritto a non essere sfruttati in alcun modo. 
Nemmeno in nome di una tanto sbandierata e poco coerente ecologia. 


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