mercoledì 8 gennaio 2014

Legge Regionale e accesso dei cani a parchi e aree verdi: un nulla di fatto?


manifestazione al Parco di San Valentino (PN)
contro il divieto di ingresso ai cani, 18 febbraio 1998


A distanza di 15 anni dalla campagna promossa a Pordenone dal Comitato Quattrozampe al Parco (che si è a lungo impegnato, fin dai tempi dell'Amministrazione Pasini, nel chiedere che la città si adeguasse agli standard di altri comuni italiani e di numerosi paesi europei, aprendo parchi e giardini pubblici ai cittadini con cane al seguito) il 2012 sembrava davvero avere segnato una svolta: la nuova Legge Regionale sulla tutela degli animali di affezione (approvata dal Consiglio regionale nella seduta antimeridiana del 25 settembre 2012)
, avrebbe infatti dovuto permettere ai detentori di cani l'accesso a tutti gli esercizi commerciali della regione, nonché ai locali e agli uffici aperti al pubblico, autorizzando inoltre l'accesso ai cani nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico, ivi compresi parchi e giardini. 

questo l'articolo della nuova legge Regionale:

Art. 21

(Accesso dei cani ai giardini, parchi e aree pubbliche)

1. Ai cani accompagnati dal detentore è consentito l'accesso nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico, ivi compresi i parchi e i giardini; in tali luoghi, è obbligatorio l'uso del guinzaglio e, nei casi previsti dalla normativa vigente, anche della museruola.
2. È vietato l'accesso ai cani in aree destinate e attrezzate per particolari scopi,come le aree giochi per bambini, quando le stesse sono delimitate e segnalate con appositi
cartelli di divieto.
3. Chiunque conduca il cane in ambito urbano è tenuto a raccoglierne le feci e ad avere con sé strumenti idonei alla raccolta delle stesse.
4. Il responsabile dei giardini, parchi e aree pubbliche può adottare misure limitative all'accesso, previa comunicazione al Sindaco.

Durante l'amministrazione Pasini ci siamo a lungo scontrati con le resistenze di un primo cittadino che aveva reso Pordenone una "città verde interdetta ai cani".
Tutti i parchi comunali, nessuno escluso, erano vietati ai nostri amici a quattro zampe. Furono fatti appelli anche a livello nazionale e raccolte più di duemila firme per chiedere l'apertura dei parchi pubblici ai cani, in particolar modo il Parco di San Valentino (un'area verde di 68 mila  metri quadri nel cuore della città, da poco inaugurata); il Sindaco Pasini respinse perfino la proposta di un'area circoscritta nell'ambito di questo parco, l'unica concessione fu il Parco di San Carlo, area limitata e inadeguata (in seguito nuovamente vietata ai cani).
Con l'Amministrazione successiva (Bolzonello) è giusto riconoscere che fu fatto un notevole passo avanti, grazie all'apertura di alcuni parchi pubblici e all'individuazione di diverse aree di sgambatura. 
Dalla presente Amministrazione ci si aspettava quanto meno il mantenimento dello status quo, cosa allo stato attuale sta avvenendo, anche se è lecito aspettarsi qualche sorpresa in un futuro non troppo lontano.
Tornando alla nostra Legge Regionale, non dimenticheremo l'entusiasmo con cui i media e moltissimi cittadini-noi compresi-la hanno al tempo accolta, nella convinzione che non solo Pordenone, bensì l'intera Regione, potesse finalmente segnare un vero e definitivo passo avanti, con lo stop ad arbitrari e ingiusti divieti che per troppi anni avevano tracciato una anacronistica linea di confine fra specie.
Frasi come "qui non posso entrare" o "vietato l'ingresso ai cani" - si è pensato allora- saranno da oggi giustamente archiviate. 

Trascorsi i tempi tecnici necessari alla pubblicazione della legge sul B.U.R. (Bollettino Ufficiale della Regione) si è passati all'attesa dell'emanazione delle norme attuative. Infatti l'art. 36 della legge prevede che entro tre mesi dalla sua entrata in vigore sia emanato il regolamento di esecuzione della medesima, previo parere della commissione consiliare competente. Decreti attuativi che ad oggi (8 gennaio 2014) non ci risultano ancora essere stati emanati. Questo tuttavia, vorremmo sottolinearlo, non dovrebbe affatto costituire impedimento alla rimozione dei divieti in oggetto da parte di Amministrazioni comunali realmente interessate all'applicazione della Legge Regionale. 

E non è solo la Legge Regionale sopra citata ad indicare questa strada ai Sindaci della nostra Regione; lo fa anche una recente sentenza del TAR di Potenza, che con sentenza n. 611 del 3-17 ottobre 2013 ha accolto il ricorso proposto da un’associazione ambientalista nei confronti del Comune di Oppido Lucano per l’annullamento di un punto di un’ordinanza del Sindaco, già cautelarmente sospesa, che vietava, tra l’altro, l’ingresso dei cani nei giardini comunali.

"Le ragioni dell’annullamento sono da ravvisarsi nella natura eccessivamente limitativa della libertà di circolazione delle persone. 
Il TAR ha rilevato, inoltre, come l’ordinanza sindacale, nel punto impugnato, abbia violato i principi di adeguatezza e proporzionalità dal momento che l’Ente locale aveva previsto, in altro punto, un obbligo per gli accompagnatori o custodi di cani di rimuovere eventuali deiezioni con palette e inserirle in sacchetti di plastica da smaltire nei rifiuti indifferenziati. Detto obbligo, a parere del giudice amministrativo, costituisce adeguata tutela del decoro e dell’igiene pubblica.

La decisione in esame si conforma, richiamandola, a precedente, recente sentenza n. 732 del 2013 del TAR della Puglia di Lecce. Unica differenza tra i casi posti all’attenzione del Giudice amministrativo è che il Comune di Oppido Lucano aveva già previsto il detto obbligo di raccolta e smaltimento mentre la municipalità pugliese intendeva risolvere il problema solo con il divieto di accesso ai cani e altri animali, anche se custoditi, nelle aree verdi attrezzate e destinate a giardini pubblici o a giochi per bambini.

La recente decisione pare essere corretta. Risulta singolare (ma neanche troppo) che, al di là della doverosa osservanza di norme comportamentali civili (e ancor prima dettate da educazione) da parte di detentori di cani, la possibilità di fruizione di spazi verdi da parte degli animali derivi, per così dire, in via mediata e riflessa, dalla libertà dei loro padroni di frequentare i giardini pubblici. Se ciò denota una sorta di embrionale riconoscimento, da parte del Diritto vivente, del rapporto uomo-animale ( facendone una sorta di estensione della personalità del detentore dell’animale) allo stesso tempo pare lontano dall’attribuire all’animale, sia pure custodito, un diritto a godere, anche per breve tempo, di un ambiente a lui etologicamente consono. " (fonte: LeggiOggi.it)

Scarica QUI la sentenza del TAR per la Basilicata di Potenza

Se poi consideriamo che anche nel Manuale di corretta prassi operativa per ristorazione, gastronomia e pasticceria redatto dalla Fipe, in collaborazione con il Ministero della Salute, possiamo leggere che: "non ci sono motivi igienico sanitari per impedire ai cani di entrare nei pubblici esercizi", ci risulta davvero impensabile credere che ne possano esistere per impedire ai cani di entrare nei parchi pubblici.  

In merito alla tutela della fauna selvatica e alla sicurezza dei bambini ed, in generale, di quanti fruiscono del verde pubblico, vogliamo ricordare che l’accesso ai parchi pubblici è sempre vincolato all’uso del guinzaglio, e che basilari regole di buon senso e civile convivenza hanno sempre, in tanti giardini pubblici non solo in Regione, permesso l'individuazione di ampie aree gioco per i bambini ove l’accesso ai cani fosse comunque interdetto.

Vi sono indubbiamente, a livello locale, aree di notevole pregio naturalistico come i Magredi, la Comina, il Meduna, la pedemontana  e molte altre, in cui si deve prestare la massima attenzione nella tutela della fauna selvatica (cosa che, ce lo insegnano numerosi fatti di cronaca, purtroppo spesso non avviene e non certo a causa della presenza di animali domestici); quanto ai parchi pubblici, come-nel caso di Pordenone- il Galvani, o il parco di San Valentino, è certamente possibile assicurare la salvaguardia delle specie animali autoctone, considerato che i cani vi sarebbero condotti al guinzaglio.

Un altro aspetto che va affrontato è quello delle deiezioni; al riguardo vogliamo ricordare, a quanti ancora considerino una “cacca” alla stregua di un rifiuto nucleare (volgendo magari lo sguardo quando si imbattono in altri tipi di rifiuti, frutto dell'ineducazione e dell'inciviltà di loro concittadini), che l’obbligo di raccogliere le deiezioni esiste così come esistono le autorità preposte a farlo rispettare elevando le multe del caso; è in ogni caso ingeneroso strumentalizzare la questione delle deiezioni per stereotipare e generalizzare il comportamento di quanti vivono con un cane. 

È poi abbastanza ironico notare con quale facilità si accetti la presenza di ogni genere di rifiuto gettato per strada o abbandonato nel verde pubblico senza che ciò sollevi la stessa indignazione dimostrata nei riguardi del materiale più biodegradabile che esista in natura.

Sembra che nemmeno il pericoloso "torio 232" recentemente registrato nell'area del poligono militare del Cellina Meduna possa creare quell'allarme per la salute pubblica, o per la tutela della fauna, che un cane crea nell'immaginario di qualcuno. Il fatto è stato denunciato dall'On. Andrea Zanoni proprio di recente: QUI l'articolo. 

Desideriamo inoltre ricordare il protocollo d’intesa tra ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Federazione Italiana Diritti Animali e Ambiente (composta da Ente Nazionale Protezione Animale, ENPA- Lega Antivivisezione, LAV- Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, Le.I.D.A.A. - Lega nazionale per la difesa del Cane, L.N.D.C.- Organizzazione Internazionale Protezione Animali, O.I.P.A.) volto a promuovere una sana e migliore convivenza uomo/animale, e a garantire una migliore tutela animale sul territorio, che ha lo scopo di favorire l’accesso libero degli animali d’affezione in tutti i luoghi pubblici, aperti al pubblico, nei pubblici esercizi e sui servizi di trasporto pubblico, oltre che ad proporre un'ordinanza tipo per individuare le cosiddette aree di sgambatura (di cui Pordenone si è già dotata da tempo con lungimiranza).

Nessuno si sognerebbe mai di vietare la circolazione delle automobili solo perché qualche automobilista parcheggia in doppia fila o supera il limite di velocità, o delle biciclette perché qualche ciclista sfreccia sotto i portici; la strada giusta è sempre quella di perseguire i singoli comportamenti  in contrasto con le norme, non usando la violazione come grimaldello per impedire a tutti di fruire di un bene comune, quale che sia una strada o un parco pubblico.

Le aree di sgambatura, dove i cani possono essere liberi di correre, giocare ed interagire naturalmente tra loro, sono già state individuate ed in uso, da molti anni utilizzate con grande gioia dagli amici a quattro e due zampe, e personalmente in molti anni di fruizione quotidiana mai abbiamo assistito a problemi di sorta, né con le altre specie animali, né con fruitori del parco senza animali a seguito.

Pordenone è una città che si fregia con orgoglio del logo "Città amica degli animali" e crediamo che un provvedimento che possa finalmente rimuovere gli odiosi cartelli "vietato l'ingresso" sarebbe senz'altro un valido segnale di un'amicizia degna di questo nome.

Vogliamo infine ricordare all'attuale Amministrazione le petizioni popolari promosse dal Comitato spontaneo “Quattro Zampe al Parco” (che sicuramente saranno agli atti del Comune) con cui i cittadini, in più di un’occasione, chiedevano di poter accedere con i loro amici a quattro zampe ai parchi pubblici perché, come riportava lo slogan di allora, “Il verde è di tutti”.

E che il verde è davvero di tutti lo dicono il TAR, la nostra Regione, l'accordo Anci- Federazione Italiana Diritti Animali e Ambiente, la civiltà e il buon senso: per questo ancora una volta lo diciamo, e lo chiediamo, anche noi.

scarica QUI la Legge Regionale sulla tutela degli animali di affezione

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