venerdì 15 marzo 2013

STOP AI TEST COSMETICI SUGLI ANIMALI, UNA VITTORIA ATTESA A LUNGO


11 Marzo 2013, una data attesa per 23 anni.
E' questo, infatti, il tempo che ci è voluto perché fosse finalmente messa la parola fine ai test su animali in ambito cosmetico in Europa.
L'iter che ha portato a questo risultato è stato travagliato e ricco di proroghe, promesse non mantenute, rinvii dell'ultimo minuto e colpi di scena. Sono stati, per le associazioni animaliste europee, 23 anni di battaglie scanditi da manifestazioni, marce, petizioni, lunghe attese per le votazioni del Parlamento Europeo, delusioni e speranze.

La Direttiva 2003/15 impone il divieto di sperimentare su animali, o importare, anche gli ingredienti oltre ai prodotti cosmetici: un traguardo che ha rischiato di slittare ulteriormente, con l'ipotesi di una proroga di ulteriori 10 anni. Questa prospettiva è stata fortunatamente vanificata grazie all'impegno delle associazioni animaliste e all'indignazione dell'opinione pubblica; una vittoria che, ci si auspica, possa presto portare a una ricerca senza animali a tutti i livelli, anche in campo didattico e medico/farmaceutico.
La LAV ha celebrato questa giornata speciale con una conferenza stampa e un brindisi a Roma, in piazza del Pantheon-piazza non scelta a caso poiché ha visto le prime manifestazioni antivivisezioniste su questo tema.
Gianluca Felicetti e Michela Kuan
Con la LAV erano presenti anche alcune aziende che hanno fatto della loro etica antivivisezionista una politica aziendale, ricordando l'importanza dello Standard Internazionale "Stop ai test su animali". Il bando ai test cosmetici sugli animali, ha ricordato Gianluca Felicetti, è stato salutato con entusiasmo dall'UNIPRO (Associazione Italiana delle Imprese Cosmetiche) che lo ha definito come portatore di benefici per tutti, aziende comprese.
Molto importante è il divieto di importazione da paesi terzi di ingredienti testati, ha sottolineato Michela Kuan-responsabile LAV Vivisezione- perché in questo modo anche i paesi non appartenenti all'UE (due realtà di peso sono Cina e Usa) dovranno fare i conti con un mercato, quello Europeo, che imporrà loro un cambiamento nelle metodologie di produzione. Una ricerca senza animali è doverosa e anche possibile, con più di 20.000 materie prime, in campo cosmetico, disponibili sul mercato senza bisogno di test.
Non ci sono più scuse e il mercato dovrà seguire questa strada, finalmente etica e pienamente rispettosa di ogni essere vivente. 



Michela Kuan
 biologa e responsabile settore vivisezione LAV
Gianluca Felicetti racconta come tutto sia iniziato 23 anni fa, nell'incredulità generale e nello stupore di tanta parte dell'opinione pubblica, allora ignara della sofferenza che si celava dietro tanti prodotti dell'industria cosmetica. Negli anni, grazie al costante impegno del movimento per i diritti animali e al pionerismo di alcune aziende coraggiose che hanno creduto nei metodi sostitutivi alla sperimentazione animale, è stato possibile vincere questa piccola grande battaglia. E qualcosa, da allora, è indubbiamente cambiato; lo hanno capito anche gli "addetti ai lavori" che, per la prima volta, sono costretti a riconoscere le istanze antivivisezioniste come qualcosa di forte e corale e non più come le rivendicazioni di pochi visionari. Aggiunge Felicetti: "Questo traguardo, unito al positivo decorso giudiziario contro Green Hill e alla recente dichiarazione della Menarini-RTC che ha rinunciato alla sperimentazione su otto beagle, ci danno la forza per urlare, ancora di più, il nostro no alla vivisezione e pretendere che non vengano più autorizzati esperimenti basati sulla crudeltà e su un business economico a scapito, oltretutto, di una rigorosa e utile ricerca per l'uomo".
La vivisezione è un business al quale è tempo di far fare, tutti insieme, corto circuito: lo dobbiamo ai 150 milioni di animali allevati, utilizzati e uccisi per fini sperimentali ogni anno nel mondo
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