giovedì 31 agosto 2017

Macellazioni, una riflessione


V dinastia, tomba di idut, 2360 ac ca.
macellazione del bue


Vi sono crimini legalizzati, crimini "in deroga" perpetrati in nome di una tradizione, di un'usanza o di una religione. Altri, che in tempi come questi non fanno notizia, si consumano in un contesto di domestica convivialità, sdoganati come antichi riti della cultura contadina e descritti come feste "gioiose" ed "occasioni di socializzazione per l’intera famiglia, i parenti, i compari, gli amici e spesso anche i vicini di casa".
E' sufficiente digitare il termine macellazione in un qualsiasi motore di ricerca per ritrovarsi in una dimensione macabra e surreale, dove i corpi degli animali si perdono una volta ancora, diventando cose da violare e guardare con morbosa indifferenza.
Si accosta spesso, a questi corpi da scomporre, un abusato concetto di "benessere animale" (che tanto rassicura il lettore), mutuato dal lessico di un corpus legislativo lacunoso e kafkiano, quando non fallace.
Difficile orientarsi fra Regolamenti CE , Decreti Legislativi e articoli che modificano o abrogano altri articoli.
Si può parlare di benessere degli animali al momento della macellazione?
A norma di legge questo è possibile. Il Brambell Report ce lo ha detto nel 1965. Oggi ce lo dicono gli allevatori, ce lo raccontano i media, le agenzie pubblicitarie, i difensori della "zootecnia compassionevole". 
Ci dicono che il benessere animale può essere tutelato anche durante la macellazione, con buona pace del consumatore. Perché ciò che conta è il mezzo, non il fine.
E la legge stabilisce che il mezzo attraverso cui si deve raggiungere un "fine" che non strida con le nostre coscienze (l'uccisione di miliardi di individui) è lo stordimento degli animali, strumento (assieme ad altri "accorgimenti") atto ad evitare loro sofferenze "inutili".
Chiaramente tutto questo giro di parole (e di normative) è la chiave di lettura di un sistema nella cui ottica la macellazione a scopo alimentare rappresenterebbe una sofferenza "utile".

La legge consente anche macellazioni senza stordimento.
Una di queste macellazioni senza stordimento è al centro del dibattito di queste ore, un dibattito che si rinnova ogni anno in occasione della "festa del sacrificio" (īd al-aḍḥā). Sui social non si sprecano i commenti indignati di tante persone che, fra una frittura di pesce e una grigliata di fine estate (in attesa di una pasqua cristiana che vedrà milioni di agnelli andare al macello), si improvvisano portatori insani di una compassione ipocritamente intermittente. Qualcuno arriva a puntare il dito anche su associazioni come la nostra, ree -a loro dire- di non portare avanti la "loro" crociata contro la macellazione rituale.
Siamo e sempre saremo contro ogni allevamento, schiavitù 
macellazione, senza distinzioni di forma. 
Queste stesse persone, così attente a ciò che sta avvenendo ora in occasione della festa del sacrificio, con ogni probabilità non degneranno di un solo sguardo le migliaia di animali (gallne, polli) che a poco meno di un mese saranno sacrificati in occasione del kapparòt ebraico.
Perché la macellazione senza stordimento, se vogliamo dirla tutta fino in fondo, è anche questa. E non solo.
Perché la deroga allo stordimento preventivo vale da sempre anche per le macellazioni casalinghe, quelle di "volatili da cortile, conigli e lepri macellati al di fuori dei macelli dai loro proprietari per consumo domestico privato"  (Regolamento CE n.1099/2009, Capo I, Articolo 1).

E se di riti vogliamo parlare, i detentori di memoria selettiva della compassione dovrebbero spendere almeno due parole su quel "rito” pagano che è la macellazione domestica dei suini, che a partire dal mese di novembre ed almeno fino a marzo avviene in molti Comuni italiani.
Un profondo taglio alla gola. Il sangue viene raccolto ed utilizzato per il sanguinaccio, ovvero rappreso all’interno di budelli disposti in acqua calda. 
Non è però prevista la presenza del veterinario al momento della macellazione la quale rimane, in un certo senso, tra le mura domestiche, macellazione casalinga come più propriamente detta.


foto: Il Foglio 



Fra i guru di questa edificante "arte" della macellazione fai da te si annovera Camillo Langone, saggista e giornalista italiano, che dalle pagine de Il Foglio dispensa consigli e lezioni di vita in qualità di "fondatore e direttore della scuola di macellazione domestica".
Lui, che definisce Depardieu un eroe, citandolo : “Vaffanculo le norme della Cee! Che dicono anche: Vietato mettere la museruola ai vitelli, non bisogna far male agli animali. Benissimo, così te li scordi i vitelli da latte! Senza museruola, il tuo vitellino mangia l’erba e la carne diventa aspra”, racconta al lettore: "Non ho ancora deciso se uccideremo prima i polli o i conigli. Lo devo decidere io perché il fondatore e direttore della scuola di macellazione domestica sono io, e ho un dubbio. Se è vero che ogni percorso didattico dev’essere a difficoltà crescente, partire dall’insegnamento più elementare per giungere a quello più complesso, bisogna uccidere prima i conigli. A detta dell’intero corpo docente (la scuola non ha ancora una sede ma ha già un corpo docente), uccidere i conigli è un gioco da ragazzi, un colpo secco sulla nuca e via. Pare che il leporide abbia nuca delicatissima. Zia Carmela a Picerno (Appennino lucano) usava il mattarello, lo ricordo perfettamente, ma era già piuttosto avanti con gli anni, può darsi non si fidasse delle proprie mani. Mentre i miei insegnanti sono giovani e forti, dopo magari ve li presento. Pare che il coniglio sia impegnativo scuoiarlo, ma ogni cosa a suo tempo, adesso concentriamoci sul momento dell’uccisione. Quella del coniglio è meccanicamente più facile perfino di quella del pollo che è pur sempre alla portata di qualunque volenteroso e però complicata dalla compresenza di più tecniche: a mani nude, con normale coltello, con pinza apposita. Anche qui prima o poi mi toccherà prendere una decisione: ogni tecnica ha i suoi pro e i suoi contro, forse solo la pinza ha più pro che contro (ma sono contro pesanti: è tanto pratica quanto impoetica), e dovrò capire se è giusto adottare un’unica modalità o lasciare ai docenti libertà di insegnamento. Tuttavia quella del pollo è uccisione più facile psicologicamente. La gallina, come tanti altri volatili da cortile (faraona, fagiano, pernice, piccione…), non suscita identificazione né particolare compassione. Saranno gli occhietti piccoli, da rettile, sarà l’assenza di sentimenti evidenti e l’evidente stupidità, nemmeno Walt Disney è mai riuscito a umanizzare il pollo."


Il pensiero di Langone può infine essere riassunto in questa sua dichiarazione: " (...) agli animalisti non importa essere logici, un’ideologia prima che convincere vuole vincere, e quando vince è in grado di rendere indiscutibile qualunque assurdità.
Pertanto saranno benvenuti atei e agnostici vogliosi di imparare a sgozzare e spennare galline, così come massoni, deisti, pagani non vegetariani, mentre non sono previsti maomettani, per ovvi motivi: verrà versato tanto vino quanto sangue, e poi, di corso in corso, di specie in specie, vorrei arrivasse il turno del maiale. Una definizione al contempo esaustiva e sintetica della Scuola di Realtà potrebbe essere “Macellazione domestica e cucina conviviale” perché uccidere è molto eppure non è abbastanza, infine bisogna anche mangiare, e fra il pollo appeso per le zampe a sgocciolare e la coscia arrosto con la sua pelle bella croccante c’è di mezzo un vasto saper fare che nella mia scuola verrà insegnato da cuochi completi."

Diverse ritualità, accomunate da un'unica cultura.
La cultura del dominio è trasversale, non fa differenze di sorta e ha il volto delle vittime di tutti gli abusi.

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