giovedì 21 settembre 2017

"Bimbi&Natura" a San Valentino: parchi gioco o vite in gioco?

"Bimbi&Natura" - Parco San Valentino, 20 e 21 settembre 2017


Sembra consolidato che, per riempire di contenuti una qualsiasi esperienza organizzata a favore dei bambini, si debbano mettere a loro disposizione degli animali. Animali da guardare, da toccare, da montare. Più sono, meglio è.

Quella che fino a qualche anno fa sarebbe stata una pratica impensabile, è diventata una triste consuetudine, come abbiamo potuto assistere in questi giorni al Parco San Valentino di Pordenone durante "Bimbi&Natura", manifestazione organizzata dall'Associazione
S. Valentino con il patrocinio del Comune di Pordenone e dell'Ente Turismo FVG.


Il volantino promozionale mostra bambini e altri animali liberi che giocano in un prato. Ci sono tutti: conigli, capre, pecore, cigni e l'immancabile asino in primo piano.
Già il messaggio che viene dato qui è discutibile.




Viene mostrato un contesto dove i bambini sono liberi, a contatto con altri animali anch'essi liberi. Ma un contesto come questo non esiste. Per essere liberi insieme è necessario conoscersi e vivere (viversi) in un ambiente che permetta la libera espressione di tutti.

Senza voler entrare nel campo della pedagogia, possiamo ben dire che nessun animale delle fattorie didattiche vive in un contesto di libertà d'espressione, né fisica, né mentale.

E questo trasforma di fatto ogni esperienza in una semplice esposizione di corpi, o meglio ancora, un parco giochi dove i giochi sono esseri viventi, dove la volontà della soggettività animale (anche l’animalità umana) coinvolta è perennemente ignorata. Una fiera della passività dove nessuno può essere veramente sé stesso.

Ma al di là del volantino, la realtà di "Bimbi&Natura" è, se possibile, ancora peggiore.
Per pubblicizzare le attività delle fattorie didattiche, gli animali sono portati in trasferta e chiusi in recinti e gabbie, in modo da essere a disposizione degli sguardi e delle mani di tutti. A parole c'è molto amore, nei fatti diventano oggetti. Oggetti da usare, da spostare, da guardare, da toccare, da cavalcare. Oggetti che dovrebbero far "conoscere" la natura ai bambini.




Oggetti che, in realtà, servono a nascondere l'ipocrisia che sta dietro alle fattorie didattiche.
Se da un lato ogni categoria di allevamento va messa sullo stesso piano, nel senso che non esistono cattivi allevamenti intensivi e buoni allevamenti biologici eco sostenibili, è anche vero che proprio le fattorie didattiche, che ora vengono esportate in città da eventi di questo tipo, diventano delle facciate socialmente accettabili dietro alle quali si nascondono altri tipi di allevamento, socialmente molto meno accettati. Tuttavia, quello che è più o meno digeribile dalla società è un problema dell’uomo. Per gli animali coinvolti si tratta pur sempre di vivere un’esistenza dove la propria volontà non viene mai presa in considerazione.



Oltre agli animali, usati anche come cartellone pubblicitario del proprio stesso corpo, vittime di questa ipocrisia sono anche i bambini, ingannati e usati per promuovere la bella facciata dell'allevamento. Bambini che diventeranno buoni consumatori, che dimenticheranno presto che dietro agli occhi dell'Altro c'è un soggetto che vorrebbe essere titolare della propria vita.
Bambini ai quali viene sottratta la possibilità di poter riconoscere e preservare la propria e l’altrui genuina animalità in favore di rapporti basati esclusivamente sull'usufrutto dell’Altro.




Quello che chiediamo ai docenti delle scuole è che rifiutino ogni proposta di visita alle fattorie didattiche, zoo, delfinari, case delle farfalle e in generale qualsiasi contesto dove gli animali diventano oggetti. Quello che chiediamo ai genitori è che facciano sentire la propria voce in interclasse nel caso intercettassero proposte di questo tipo.  
                                                                                                              Andrea Gaspardo




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